Sì alle relazioni nuove generate da Cristo, con queste parole tratte da Evangelii gaudium 75 si può sintetizzare il cuore del Week end formativo che ha impegnato cinquanta operatori della catechesi dell’Arcidiocesi nello scorso mese di luglio. L’accogliente Oasi Tabor di Nardò è stata la cornice per questo tempo prolungato di formazione, organizzato dall’équipe dell’Ufficio catechistico diocesano diretto da don Lucangelo De Cantis.
Al centro della riflessione le parole dell’Evangelii gaudium di Papa Francesco, per scoprire il profilo dell’operatore della catechesi nel contesto non semplice del nostro tempo. Prezioso è stato il contributo di don Ezio Falavegna, della diocesi di Verona, che ha guidato il lavoro attraverso una rilettura di alcuni passaggi fondamentali del Documento. Innanzitutto bisogna correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro (EG 88): i racconti evangelici, ha spiegato don Ezio, sono intessuti di incontri gratuiti, carichi di gioia contagiosa. Oggi accompagnare i percorsi di fede ci impegna nella qualità delle relazioni che riusciamo a tessere, attraverso un amore generativo, che ama quello che c’è, ma anche quello che potrebbe essere in una persona; l’avere “cuore per il misero” (misericordia) per la fragilità umana; il rispetto per la libertà degli altri, dei tempi e cammini degli altri; il saper suscitare il desiderio.
Nelle tre giornate i catechisti hanno vissuto intensamente sia le attività che le relazioni: la preghiera è stato il fulcro dei vari momenti con l’ascolto dell’esperienza dell’Esodo, i segni, il canto e la celebrazione dell’Eucaristia. Dopo l’approfondimento teorico i partecipanti hanno dato vita a degli atelier centrati sui singoli aspetti presi in esame: le sfide del mondo di oggi, le tentazioni dell’operatore pastorale, la generatività della comunità. Proprio lo strumento scelto per dar corpo al week end formativo di quest’anno, l’atelier, può aiutare a tenere insieme le dimensioni del nostro essere con i compiti che svolgiamo e il ruolo che rivestiamo. Queste dimensioni sono sempre interconnesse anche quando non ci accorgiamo: le sollecitazioni che riceviamo, le riflessioni che ci restano particolarmente in mente, le frasi che risuonano nel nostro cuore, sono strettamente legate a chi siamo, a come stiamo e a come guardiamo. Ad esempio anche i nostri percorsi di iniziazione cristiana non sono orientati ad una pura trasmissione/assunzione neutrale di contenuti sganciati dalla persona, ma sono un’esperienza globale: è questo che vogliamo sperimentare e farne memoria per noi e per le persone con cui condivideremo ritornando a casa.
Questi Atelier sono stati veri e propri “officine di metodo “, luogo di apprendimento e di cambiamento dove si sono coniugati il sapere, il saper fare, il saper essere e il saper divenire, caratterizzandosi come spazio di esplorazione e di creatività, socializzazione e comunicazione, per dare cittadinanza alla molteplicità dei linguaggi (verbali e non verbali), facendo leva sul disegno, sul racconto, sull’ascolto di musica e sulla percezione sensoriale. La formazione si fa “tras-formazione” proprio quando passa “attraverso” la nostra esistenza e quando investe, con delicatezza e incisività, la nostra storia, il passato, il presente, il modo in cui viviamo e vediamo le cose.
Inserita a pieno titolo nella formazione anche la mattinata dedicata alla conoscenza del territorio, con la visita al centro storico di Gallipoli e la celebrazione domenicale nella Cattedrale dell’isola antica, vera perla dello Jonio. La bellezza dei luoghi ha permesso a tutti di ritemprarsi nel cuore e nello spirito, valorizzando tutto il tempo a disposizione.
Il week end formativo ha segnato la conclusione ideale di un anno dedicato alle tre parole che l’Arcivescovo aveva indicato e che l’Ufficio ha provato a declinare in chiave formativa per tutti gli operatori della catechesi che, a varie riprese, hanno accettato di mettersi in gioco, partecipando al percorso. La speranza è quella di tener viva l’attenzione per il gusto della formazione, come atteggiamento permanente che scaturisce da una decisione seria di adesione alla fede.
A conclusione dell’esperienza, ciascuno ha condiviso, con grande semplicità e con una delicatezza estrema, ciò che lo Spirito ha generato nei cuori: Abbiamo sperimentato la bellezza di una condivisione profonda, di sentirsi chiamati per nome a vivere questa esperienza e, allo stesso tempo, la forza e la ricchezza di una comunità in cui ciascuno diventa dono per gli altri e quindi, generativo.
Il vero valore aggiunto di questo Week end sono stati proprio i partecipanti, di varie età e provenienti da diverse zone della diocesi: la parrocchia Annunziata di Monteparano, Santi Patroni e Immacolata di San Giorgio, S. Maria delle grazie di Carosino, San Marco di Torricella, Madonna della neve di Crispiano, Immacolata di Leporano, Regina mundi di Martina Franca, N. S. di Fatima, Sant’Egidio, San Roberto Bellarmino di Taranto. Tutti hanno accolto in modo entusiastico la proposta e l’hanno costruita lasciandosi guidare dall’équipe diocesana dell’Ufficio formata da Teresa Di Mitri, Marcella Scarciglia, Rossella Carmignano, Antonio Cecere e Luca Russo.
Paolo Simonetti