La domanda che torna insistente in questo periodo è: “Come ricominciare?”
I mesi del lockdown e la pausa estiva hanno amplificato la sensazione di incertezza e tutti attendono indicazioni operative per organizzare i calendari. Proprio nei mesi estivi hanno visto la luce alcuni importanti testi magisteriali che, in qualche modo, riguardano le comunità e la catechesi, quasi a dire che questo tempo può essere occasione di studio e di elaborazione, di nuovi inizi e di cambiamento di stile.
La Commissione episcopale per la Dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, alcuni mesi fa, ha pubblicato una Traccia di riflessione per accompagnare l’annuncio e la catechesi dal titolo “È risorto il terzo giorno”, per una lettura biblico-spirituale dell’esperienza della pandemia, non sostando in modo infruttuoso nell’emergenza. Vi si legge, tra l’altro: “L’esperienza del Venerdì e del Sabato – la permanenza sulla croce e nel sepolcro – non può più essere vissuta dai cristiani come una parentesi da chiudere al più presto: deve, piuttosto, diventare una parenesi, cioè un’esortazione, un invito a maturare un’esistenza diversa”. Forse la tentazione più grande che ci attanaglia è proprio di pensare che nulla di nuovo è accaduto e che tutto tornerà come prima.
Alla fine di luglio si è tenuto un interessante convegno regionale su “Quale iniziazione cristiana dei ragazzi al tempo di Covid-19?”, durante il quale si sono immaginati possibili scenari per le chiese di Puglia. Don Francesco Zaccaria, della diocesi di Conversano-Monopoli, sacerdote impegnato nel campo della ricerca e della pastorale, ha individuato nella formazione, che non potrà escludere l’approccio ai nuovi linguaggi, e negli esercizi di sinodalità due strade da percorrere affinché, quella del Covid, non resti una pausa senza significato. La professoressa Alessandra Augelli, dell’Università Cattolica, ha invece messo a fuoco le paure e le risorse, specialmente dei più piccoli, dalle quali occorre ripartire e che non possono essere lasciate in un campo indefinito. Improvvisamente il dibattito che da tempo è aperto sulla strutturazione del cammino di iniziazione cristiana si è concentrato sulla ricerca dell’essenziale, inteso come riscoperta della qualità nei rapporti e nelle proposte, in opposizione all’attivismo esasperato.
Nella nostra diocesi l’Arcivescovo ha dato precise indicazioni sulla celebrazione della prima comunione e della Confermazione e ha chiesto all’Ufficio Catechistico di offrire una pista per l’animazione di attività da svolgere per la ripresa, con una attenzione specifica a quanti stanno per ricevere i sacramenti (vedi il Sussidio “Sulla strada di Emmaus. Le tracce del Risorto” . Il sussidio è pensato per essere svolto in presenza, con piccoli gruppi, ma comprende anche attività da poter proporre a distanza, attraverso internet. Coniugare prudenza e necessità di ricostituire la rete di relazioni nel contesto parrocchiale deve diventare una priorità condivisa.
Ma è bene allargare gli orizzonti e condividere le buone pratiche che si attuano nei nostri contesti.
L’Ufficio Catechistico Nazionale ha presentato alcune linee guida a servizio delle diocesi, dopo aver svolto a luglio una serie di incontri con modalità a distanza con i direttori degli uffici diocesani. Nel testo, dal titolo “Ripartiamo insieme. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid”, si legge: “È importante rifuggire la tentazione di soluzioni immediate e cercare piuttosto di discernere una nuova gerarchia pastorale […] Si tratta di una salutare “potatura” per ricominciare e non soltanto ripartire”. Si mettono poi a fuoco quattro attenzioni per una rinnovata prassi ecclesiale, avendo bene in mente che “compito dei formatori e dei catechisti è quello di riallacciare i legami in nome del Vangelo”. Di fronte alle incognite di questo tempo, si dice nel testo, si devono tentare cinque trasformazioni pastorali innanzitutto col “riprendere con calma”, cioè “destinare un tempo disteso alla formazione, all’ascolto e a processi decisionali che coinvolgano l’intera comunità”. Poi occorre anche valutare i ritmi e le risorse che l’urgenza richiede, fare dell’inclusività uno stile e non un fatto episodico e fare ogni sforzo creativo per recuperare la centralità della domenica. L’ultimo aspetto riguarda quanti vivono l’esperienza ecclesiale, senza distinzioni: “Nella formazione offerta al clero, ai catechisti, ai religiosi, alle religiose e ai laici si abbia il coraggio di dare tempo all’ascolto e alle narrazioni di vita, per evitare un ritorno scoraggiato, ispirato solo alle attività consuete e non intriso di speranza evangelica”.
In un’ottica di sussidio, anche l’Ufficio CEI per i problemi giuridici ha offerto alcune linee guida e moduli modificabili per aiutare le parrocchie a muoversi correttamente in questo delicato settore .
Ci viene dato un tempo per studiare e sperimentare modelli nuovi e per lavorare insieme, a livello diocesano e parrocchiale, per tentare una risposta che non abbia il sapore della provvisorietà o dell’improvvisazione.
L’Ufficio diocesano riprenderà l’esperienza del Triennio di formazione di base con l’intento di formare e accompagnare, sempre con la dovuta sicurezza, quanti si mostrano sensibili al tema della formazione e prendono sul serio questo tempo carico di interrogativi ma denso di prospettive.
Non va dimenticato quanto scritto negli Orientamenti Incontriamo Gesù, del 2014, in riferimento alla formazione, processo che sviluppa le competenze dell’annuncio e dell’educazione, e coinvolge il soggetto accompagnandolo nell’attitudine all’autoformazione: “La qualificazione è un compito vitale per una Chiesa che ha fiducia nel mandato ricevuto dal Risorto e nell’assistenza dello Spirito Santo” (n 79).
Le parole di papa Francesco, richiamate nel testo dell’Ufficio Catechistico, sintetizzano mirabilmente il nostro compito: «Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla» (Francesco, Pentecoste 2020).
Buon lavoro!
Paolo Simonetti