Riparte da ottobre il Triennio di formazione di base rivolto agli operatori della catechesi impegnati nelle parrocchie, movimenti e associazioni.
L’incontro di lunedì 7 è aperto a tutti i catechisti della diocesi.
Questa occasione formativa rappresenta ormai una tradizione per l’équipe diocesana e viene sempre arricchita e diversificata per metodi e contenuti.Rispetto al passato, oggi la formazione è una scelta, anche molto impegnativa, che richiede elevata qualità in chi la eroga e solida motivazione da parte di chi ne usufruisce. Ma conta soprattutto che venga stabilito un ponte tra i soggetti che entrano in gioco. Molto spesso siamo abituati a ricorrere ad un modello di formazione statico e verticistico, che fa leva sull’obbligo più che sulla meta finale di ogni processo di formazione, cioè la conformazione a Cristo, come espresso da S. Giovanni Paolo II in Christifideles laici.
Nei suoi numerosi interventi riguardanti la catechesi, Papa Francesco ritorna volentieri sullo stile della comunità che deve accogliere la domanda di fede: “In una civiltà paradossalmente ferita dall’anonimato e, al tempo stesso, ossessionata per i dettagli della vita degli altri, spudoratamente malata di curiosità morbosa, la Chiesa ha bisogno di uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro tutte le volte che sia necessario” (Evangelii gaudium 169).
L’annuncio della fede ci chiede di allenarci in questo sguardo di vicinanza a partire dalla fase progettuale dei nostri itinerari formativi, siano essi costruiti con i giovani o con gli adulti. Pensare insieme, elaborare insieme, con uno stile sinodale, sempre più invocato negli ultimi mesi, permette a tutti di sentirsi non semplici destinatari ma soggetti corresponsabili e attivi di una azione evangelizzatrice. Afferma don Adrea Lonardo, a lungo direttore dell’Ufficio catechistico di Roma: “Papa Francesco ricorda con ogni suo gesto che la vita della Chiesa – e per questo anche la catechesi – è un grande atto di amore, un atto di vicinanza che manifesta il cuore da cui nasce. La catechesi è una relazione dove la Chiesa, tramite i catechisti, innanzitutto e semplicemente vuole bene, cammina con le persone, le accompagna perché spinta dall’amore”.
Durante la catechesi tenuta in apertura del Convegno della diocesi di Roma nel 2013, Papa Francesco ha riletto in prospettiva biblica questa dinamica: “Il profeta Ezechiele lo diceva: “Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. E questa è l’esperienza che vive l’Apostolo Paolo: dopo avere incontrato Gesù sulla via di Damasco, cambia radicalmente la sua prospettiva di vita e riceve il Battesimo. Dio trasforma il suo cuore! Ma pensate, eh?: un persecutore, uno che inseguiva la Chiesa e i cristiani, diventa un santo, un cristiano fino alle ossa, proprio un cristiano vero! Prima è un violento persecutore, ora diventa un apostolo, un testimone coraggioso di Gesù Cristo, al punto di non aver paura di subire il martirio. Quel Saulo che voleva uccidere chi annunziava il Vangelo, alla fine dona la sua vita per annunciare il Vangelo”. Questa conversione, questo sguardo pastorale, sono richiesti anche a noi, quando programmiamo e elaboriamo percorsi. Continua il Papa: “Quando una comunità è chiusa, sempre tra le stesse persone che parlano, non è una comunità che dà vita. È una comunità sterile, non è feconda. La fecondità del Vangelo viene per la grazia di Gesù Cristo ma attraverso noi, la nostra predicazione, il nostro coraggio, la nostra pazienza”.
La proposta di un accompagnamento per i catechisti che sono alle prime armi o che desiderano ampliare la formazione, secondo quanto esposto, è strutturata in modo da non risultare simile a percorsi accademici o scolastici, eppure conserva alto il livello qualitativo. I principali ambiti di studio sono quello pedagogico-didattico, teologico-biblico e catechetico-metodologico. Il coordinamento è affidato al dottor Giovanni Pergolese.
La finalità del Triennio non è ristretta soltanto ad acquisire conoscenze e competenze per svolgere bene il compito della catechesi ma comprende anche il crescere insieme nella fede, per coltivare le relazioni. Per superare, attraverso l’esperienza della condivisione, la tendenza alla frammentazione e all’individualismo; per fare esperienza di dialogo. Perché c’è bisogno di trovare occasioni e spazi dove incontrarsi, dove rispondere a quella domanda di relazionalità che è propria anche della vita del giovane e dell’adulto.
“Il catechista -afferma ancora il Papa- non è un maestro o un professore che pensa di svolgere una lezione. La catechesi non è una lezione; la catechesi è la comunicazione di un’esperienza e la testimonianza di una fede che accende i cuori, perché immette il desiderio di incontrare Cristo”. La fede, infatti, ha bisogno di condivisione e il gruppo può essere uno spazio in cui si sperimenta la dimensione comunitaria della fede che è personale ma non individualistica o soggettiva; si rimane fedeli a Cristo solo se inseriti in modo vitale nella comunità ecclesiale.
Anche in ambiti diversi da quello ecclesiale assume sempre maggior valore la dimensione autobiografica e narrativa della formazione, che è un asse portante del Triennio, perché c’è bisogno, tra gli adulti, di raccontare, di raccontarsi e di ascoltarsi, di raccontare la propria fede, di comunicare le proprie quotidiane esperienze, di affrontare i problemi e le difficoltà, ma anche le gioie della vita quotidiana.
Tutti coloro che parteciperanno agli incontri del Triennio di formazione di base, a partire da lunedì 7 ottobre 2019, dalle ore 17.30 alle 19.30, in Seminario, seguendo l’invito del Papa: “Non dimentichino di far cogliere con la catechesi la contemporaneità di Cristo”.
Paolo Simonetti