“Non possiamo essere discepoli senza un alimento costante per la nostra vita: la familiarità con la Parola, ascoltata e pregata”. L’Arcivescovo, Mons. Filippo Santoro, ha introdotto con la preghiera la terza serata dedicata allo studio e all’analisi dei Libri storici, in questa edizione 2019 della Tre giorni biblica, appuntamento proposto dal settore Apostolato biblico dell’Ufficio diocesano per la Catechesi e tenutosi al Seminario nei giorni 21-23 gennaio scorsi. “Quando siamo umili – ha proseguito l’Arcivescovo – tutto può accadere. Per essere umili bisogna essere anche coraggiosi, riconoscere cioè il proprio bisogno e disponibilità al piano del Signore. L’alimento della Parola ci fa camminare nella strada della nostra vocazione: è nelle circostanze concrete della vita che seguiamo il Signore. Infatti, seguendo Gesù, gli apostoli hanno capito, la loro libertà si è estesa, l’affettività si è dilatata”. Al termine del suo intervento, Mons. Santoro ha auspicato che ciascun fedele sappia comunicare la passione per il Signore, attraverso lo studio della Parola, come accade annualmente con queste giornate bibliche, per seguire la bellezza di questa Parola fatta Carne.
Dopo il Pentateuco, che ha impegnato la ricerca e lo studio delle precedenti edizioni, quest’anno la Tre giorni biblica ha esplorato la ricchezza dei Libri storici. Guide sicure e coinvolgenti sono stati due laici e un sacerdote della nostra diocesi.
Antonio Cecere, professore di filosofia al “Tito Livio” di Martina Franca, ha introdotto le serate puntando subito l’attenzione sulle fragilità dell’uomo, mostrando dove le storie di questi personaggi incontrano le nostre storie. Il prof. Cecere ha quindi raccontato di Raab, la cui vicenda è narrata nel Libro di Giosuè; di un giudice minore, Otniel; di Anna e Samuele, di Nathan e, in conclusione di Tobi. Opportunamente, di fronte alle storie presentate ha posto alcuni cocenti interrogativi riguardo alla nostra attualità, proprio per rendere chiaro che la pagina biblica ci aiuta a comprendere il senso della storia.
Davide, un re secondo il cuore di Dio. Questo il titolo scelto da don Carmine Agresta, parroco di Sant’Antonio in Taranto, per il suo intervento nella seconda serata. L’approccio avuto con la figura di Davide, ha spiegato don Carmine, è stato determinato dal voler riscoprire questa figura con la comunità. In seguito, le riflessioni hanno preso forma in un volume recentemente pubblicato. Questo non ha voluto dire trascurare gli aspetti importanti per l’analisi secondo la scienza biblica, ma voler porgere la Parola facendo insieme tante scoperte nella comprensione del mistero di Cristo. Rileggendo il testo biblico, don Carmine si è soffermato a delineare chi è l’uomo “secondo il cuore di Dio”. È quell’uomo che fa della piccolezza la sua nota caratterizzante, capace di mettere al centro il Signore. Questo re, Davide, non è un guerriero ma un pastore che si prende cura del suo popolo e non vuole imporsi con la forza.
Daniela Annicchiarico, professoressa di lettere al “Moscati” di Grottaglie, ha condotto per mano i presenti nel gustare la bellissima pagina dell’Antico Testamento che è il Libro di Rut, mettendo in risalto l’umile coraggio delle donne protagoniste del racconto. Questo libro ha un grande valore per molteplici aspetti: il contenuto, la storia, il messaggio e lo stile, è uno dei libri scritti con maggiore perizia e efficacia narrativa, tanto da essere definito da madre Canopi una “perla nella quale già traluce lo splendore del Vangelo”. Il messaggio del testo è chiaro: amare è il senso della vita. Occorre fidarsi e affidarsi perché la bontà genera bontà, questo rivela la vicenda di Rut e Noemi. Dall’incontro di Rut con Booz scaturirà la discendenza davidica, scardinando i preconcetti sullo straniero che da sempre percorrono la vita dell’umanità. L’agire di Dio non si lascia costringere dalle convenzioni e convenienze umane e la piccola Rut entrerà nella genealogia di Gesù come riportata da Matteo.
A conclusione dei tre giorni, che hanno registrato una altissima e costante presenza di partecipanti, alcuni operatori pastorali hanno sentito il desiderio di manifestare il proprio apprezzamento e il giovamento interiore provato ascoltando le relazioni.
Giovanni Pergolese, responsabile del Settore Apostolato biblico, ha ricordato che questa iniziativa segue una linea ultraventennale che ha visto consolidare nel tempo la partecipazione e l’interesse da parte non solo dei catechisti: “Chi viene sa che non è un approccio facile, è un tempo di studio; la tematica scelta per quest’anno è di estrema concretezza e attualità ed anche i contributi dei relatori, ciascuno con il proprio stile e competenza, sono stati di altissimo valore”.
“La Scrittura illumina il nostro oggi”, così ha esordito Lidia Ferrara della Parrocchia Sant’Antonio di Martina Franca. “Dio sceglie le persone umili, come Rut che si fa strumento della volontà di Dio. È fondamentale affidarsi a Dio, e ciò avviene quando si comincia a rinunciare di rivendicare davanti a Dio la propria volontà; dalle esperienze negative può scaturire il bene, il bene genera il bene, riprendendo le parole della prof.ssa Annicchiarico”.
Anche per Gianfranco Schirano della Parrocchia S. Pio X di Taranto, l’esperienza vissuta è stata arricchente. Insieme a tanti altri catechisti ha potuto approfondire la conoscenza dell’Antico Testamento sentendosi protagonista dei vari racconti, grazie ad uno stile sempre coinvolgente da parte dei vari relatori, scoprendo tante spigolature dei personaggi proposti. “Le iniziative dedicate alla Bibbia sono da mantenere – ha concluso Gianfranco – proprio per sostenere una conoscenza graduale ma significativa delle Scritture Sante”.
Nel suo intervento conclusivo, il Direttore dell’Ufficio diocesano per la Catechesi, don Lucangelo De Cantis, ha indicato ai catechisti alcuni percorsi possibili alla luce della meditazione sui Libri storici. I tre relatori, un parroco di lunga esperienza e due giovani docenti impegnati in diocesi sia con la loro professione che con l’impegno della testimonianza, hanno permesso a tutti di scoprire quanto sia importante raccontare, specie quando il racconto nasce da un’esperienza diretta con la Parola. Un catechista, infatti, si “rilegge” nella Scrittura in modo che ciò che racconta non è staccato dalla vita. Come Davide e Rut, anche i catechisti sono sempre in cammino, mai sedentari; chiamati non a dire la Parola o a chiarire concetti, ma a narrare quella storia che ha cambiato l’esistenza personale, la storia che ci ha coinvolto. Il Signore – ha proseguito don Lucangelo – è sempre con noi, anche quando tutto è difficile: i catechisti sapranno così abitare i luoghi della sofferenza non evitarli. Il catechista, come Davide, per essere secondo il cuore di Dio deve essere un pastore, deve saper amare. Le vicende raccontate nelle tre serate hanno in comune un dato sconcertante: per Dio ciò che gli uomini scartano è una risorsa, per questo il catechista deve educarsi ad uno sguardo diverso, utilizzando le “armi” del pastore, coltivando l’amicizia.
In chiusura, il Direttore ha poi esortato tutte le comunità a valorizzare lo studio costante della Parola di Dio. Il Percorso di formazione di base, attivo tutti i lunedì da molti anni, dedica un ampio spazio all’approfondimento sistematico della Parola, proprio perché i catechisti possano dare un seguito alla ricchezza di questi giorni. Un ringraziamento speciale don Lucangelo lo ha dedicato alle donne e alle numerose religiose presenti, esempio di vita silenziosa e donata per amore di Cristo: nelle loro piccole comunità accompagnano tanti alla formazione, senza rumore e, a volte, nella sofferenza. A tutti i catechisti ha poi augurato di sentirsi parte di questa storia, di innamorarsi delle storie della Bibbia, di vivere una relazione con Dio e di custodire la relazione con Dio con amore.
Paolo Simonetti