Il Papa e i nostri Pastori ci aiutano a leggere questo tempo

Andare oltre l’emergenza. Da credenti in un tempo carico di significato

Una lettura spirituale e biblica dell’emergenza in atto e delle domande che essa porta con sé, con uno sguardo al post-coronavirus

Lasciamoci guidare dalle parole dei nostri Pastori per non rimanere soffocati da questo tempo di pandemia che sta segnando le nostre esistenze. Di seguito alcuni spunti tratti dagli interventi del Santo Padre Francesco e dal contributo della Conferenza Episcopale Italiana.

Le domande

Come cambieranno le cose? Come saremo? Il futuro sarà scandito ancora da abitudini reiterate? Come sarà la coscienza personale e collettiva? Cosa ci chiede il Signore in questo tempo? Perché un Dio buono permette tutto ciò ai suoi figli?

Nelle domande dei vescovi è emersa la necessità di una lettura spirituale e biblica di ciò che sta accadendo. La certezza è che la ripresa non sarà contraddistinta da ritmi e abitudini precedenti alla crisi. Senza dubbio, ci sarà una profonda cesura rispetto al passato, anche quello più recente. (Consiglio permanente CEI del 16 aprile 2020, https://www.chiesacattolica.it/un-messaggio-di-fiducia-e-speranza/)

Cercare le vie dello Spirito

Quasi quotidianamente il Santo Padre Francesco ha offerto alcune chiavi di lettura per mettersi di fronte agli eventi con animo aperto alla speranza.

Se abbiamo potuto imparare qualcosa in tutto questo tempo è che nessuno si salva da solo. Le frontiere cadono, i muri crollano e tutti i discorsi integralisti si dissolvono dinanzi a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti. È il soffio dello Spirito che apre orizzonti, risveglia la creatività e ci rinnova in fraternità per dire presente (oppure eccomi) dinanzi all’enorme e improrogabile compito che ci aspetta”.

 https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/papa-francesco-indica-la-strada-dopo-la-pandemia

“E usiamo misericordia a chi è più debole: solo così ricostruiremo un mondo nuovo”, aggiunge. “Dio non si stanca di tenderci la mano per rialzarci dalle nostre cadute. Egli vuole che lo vediamo così: non come un padrone con cui dobbiamo regolare i conti, ma come il nostro Papà che ci rialza sempre”, precisa Francesco. “La mano che ci rialza sempre è la misericordia: Dio sa che senza misericordia restiamo a terra, che per camminare abbiamo bisogno di essere rimessi in piedi”.

 https://www.agi.it/cronaca/news/2020-04-19/papa-francesco-coronavirus-misericordia-8380391/

Particolarmente toccanti le parole che il Papa ha rivolto ai fedeli nella piovosa serata del 27 marzo scorso, ai piedi dell’effige del Cristo crocifisso, normalmente venerata in S. Marcello: La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di ‘imballare’ e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente ‘salvatrici’, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”.

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-03/preghiera-papa-francesco-coronavirus-adorazione-indulgenza.html

Aperta e ricca appare la riflessione sull’uso dei social in rapporto alle celebrazioni liturgiche, per una vita ecclesiale sospesa. Si segnala l’interrogativo posto proprio dal papa sui rischi di snaturare l’autentica esperienza liturgica della Chiesa: «Questa non è la Chiesa», ha detto con molta chiarezza.Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità. Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il Pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa. Può diventare una familiarità – diciamo – gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio. La familiarità degli apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il Sacramento, con il Pane”.

http://www.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200417_lafamiliarita-conil-signore.html

La costrizione contiene necessariamente anche qualche Grazia, hanno affermato i nostri Vescovi, durante l’ultima seduta (virtuale) del Consiglio permanente CEI. Se è vero che nessuno sa come sarà il nuovo inizio, è altrettanto vero che si è in cammino.

Lo sguardo al futuro

Sofferenza e crisi segneranno gli anni a venire. Questa esperienza, impensabile e impensata, non è ancora conclusa e continua a preoccupare. È stato messo in discussione un modello di sviluppo che sembrava potesse dettare le regole di vita. La visione di un compimento raggiunto ha mostrato la sua vulnerabilità a causa di una malattia. E a farne le spese saranno nuovamente i più poveri. Per questo è importante liberare le energie positive per ripartire.

La ripresa passa anche dal piano educativo: ormai in prossimità dell’estate, è necessario dare indicazioni alle famiglie circa l’animazione di un tempo che rappresenterà una vera e propria opportunità di crescita per i ragazzi e di aiuto per i genitori impegnati. Anche il nostro Ufficio, su espresso desiderio dell’Arcivescovo, è impegnato nella realizzazione della necessaria sussidiazione per sostenere le comunità e gli animatori.

A cura di Paolo Simonetti