Si è finalmente ritrovato il clima di famiglia che ha sempre caratterizzato i convegni annuali dell’Ufficio Catechistico nella nostra Arcidiocesi di Taranto. In una giornata carica di tanti significati e ricordi per la vita della Chiesa negli ultimi tempi, lunedì 11 ottobre, memoria di San Giovanni XXIII e anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, i catechisti dell’Arcidiocesi hanno vissuto la seconda tappa prevista per quest’anno pastorale 2021/2022, ritrovandosi per ascoltare un relatore d’eccezione, don Francesco Zaccaria, parroco a Savelletri e docente di teologia pastorale presso la Facoltà Teologica Pugliese.
Nel suo saluto rivolto ai presenti, don Lucangelo De Cantis, direttore dell’Ufficio Catechistico, ha ricordato che il convegno si inserisce in un cammino intrapreso già da anni ma che ora trova nuovo slancio proprio a motivo dei mesi di sosta “forzata”. In particolare, ha ricordato che nel mese di settembre si è svolto l’incontro con i vicari foranei seguito dall’iniziativa della Proposta dei tavoli di discernimento in stile sinodale che ha riunito catechisti e sacerdoti per un primo discernimento di questo tempo. Siamo in una fase comune di ricerca di nuovi sentieri. Spesso si ritiene, ha continuato don Lucangelo, che i grandi eventi bastino ad assicurare l’efficacia dell’azione pastorale trascurando invece che è necessario accompagnare e sostenere quotidianamente nella fede le persone e le comunità. Quello che i catechisti fanno nelle parrocchie non è un evento ma, come nelle famiglie, un accompagnamento costante. Per questo è importante esprimere gratitudine ai catechisti, come scritto in Incontriamo Gesù, per questa generazione nella fede. La Chiesa italiana ci chiede di vivere questo tempo in ascolto della voce dello Spirito senza la fretta di riprendere la routine delle attività. Infatti, la pubblicazione di “Artigiani di comunità” si muove lungo questa linea proponendo una attenta riflessione e cercando di porre domande più che offrire soluzioni.
Don Alessandro Greco, Vicario Generale, ha presieduto la preghiera iniziale e ha portato il segno dell’attenzione dell’Arcivescovo e di tutta la chiesa diocesana per il cammino dei catechisti.
È toccato quindi ad alcuni dei facilitatori che hanno accompagnato i tavoli di discernimento nel pomeriggio dello scorso 29 settembre presentare i risultati dei lavori. Quanto emerso ha sottolineato con forza la bellezza di essersi ritrovati, essere stati interpellati e aver potuto confrontarsi serenamente, sacerdoti e laici, tutti impegnati nel servizio del Vangelo. Le voci di Francesca De Tuglie, Marina Ferro e Valeria Basile hanno descritto la vivacità di una Chiesa che vuole mettersi in cammino senza rinunciare al proprio compito.
Di fronte ai cambiamenti o, converrebbe dire, di fronte al cambiamento d’epoca, come ammoniva Papa Francesco già al Convegno di Firenze del 2015, la reazione di molti è quella di fermare il tempo, far sentire odore di naftalina. La tentazione descritta, ha affermato don Francesco Zaccaria, non risparmia nemmeno i catechisti che in questi mesi di ripresa devono fare i conti con nuovi problemi e antichi affanni. Occorre invece abitare il nostro tempo che è amato da Dio – ha proseguito – seguendo gli insegnamenti di San Paolo VI che concludendo la Gaudete in Domino così si esprimeva:
“Le comunità cristiane diventino luoghi di ottimismo, dove tutti i componenti s’impegnano risolutamente a discernere l’aspetto positivo delle persone e degli avvenimenti”.
E più recentemente Papa Francesco quando in Christus vivit parla di quelli esperti solo nell’individuare aspetti negativi.
L’icona biblica suggerita dal prof. Zaccaria è tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, al capitolo 10, quando Pietro si rivolge a Cornelio in casa sua: è la narrazione di un incontro tra due persone, ma è lì che Pietro si rende conto dello Spirito Santo in azione nella vita della comunità, che si effonde sui pagani. La Chiesa da sempre ha imparato dall’incontro con il diverso.
Muovendo da queste premesse don Francesco individua tre figure di evangelizzatore, ciascuna con uno specifico significato: il guerriero, il seminatore e l’esploratore.
Il guerriero è colui che ha bisogno di definirsi contro qualcuno, si percepisce come in una fortezza assediata: o attacchi o ti ritiri. Questo tipo di evangelizzatore è preoccupato di occupare spazi, come denuncia Papa Francesco in Evangelii gaudium 223:
“Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi”.
Il seminatore invece descrive l’evangelizzatore più attento e generoso ma anche questa figura trascura un dato ormai acquisito: la catechesi è bi-direzionale, non può continuare ad esistere il modello unidirezionale dell’io so/tu non sai.
Finalmente, l’esploratore è colui che si decide a cercare il Vangelo dove sta e anche dove non c’è è capace di sforzi creativi per avventurarsi.
A conclusione dell’incontro si è parlato dei prossimi appuntamenti: la proposta “Curiamo il creato” con la realizzazione di disegni e filmati da parte dei ragazzi del catechismo sul tema della salvaguardia del creato e l’ormai consolidato Triennio di formazione di base per operatori della catechesi che partirà a metà novembre.
Paolo Simonetti