La risurrezione del Signore, evento grandioso e misterioso, è il vero centro della nostra fede, del nostro operare. Attraverso l’evento pasquale anche l’incarnazione può perpetuarsi nel tempo. Così ha esordito don Lucangelo De Cantis, aprendo la meditazione del ritiro spirituale d’Avvento con i catechisti e gli educatori ACR dell’Arcidiocesi.
Il contenuto della sua riflessione, infatti, è stato tutto volto a illustrare il legame profondo tra questi fatti straordinari del mistero di Cristo. Partendo dalla proclamazione del brano lucano dell’incarnazione, don Lucangelo ha spiegato come proprio la risurrezione del Signore consacri il nostro “Eccomi” e renda feconda la nostra vita.
Fin dalle origini del cristianesimo è ben noto tra i credenti che celebrare l’incarnazione del Figlio di Dio e la sua nascita a Betlemme non è frutto di semplici sentimentalismi ma della contemplazione del Dio fatto uomo che viene per portare a compimento il disegno della salvezza. L’arte ha espresso in modo sempre efficace questo mistero rappresentando il bambino avvolto in fasce simili a quelle usate per la sua stessa sepoltura e deposto in una mangiatoia che, molto spesso, viene raffigurata come un sepolcro.
Il tempo della meditazione è stato seguito dall’adorazione eucaristica e, in conclusione, dalla celebrazione dei Vespri, presieduta da don Luciano Matichecchia, assistente diocesano dell’azione cattolica ragazzi.
Paolo Simonetti