Conclusa la serie di incontri vicariali per l'anno 2019/20

Generare e accompagnare: la certezza che il Risorto ci precede

Dagli incontri vicariali è emerso il desiderio dei catechisti di essere artigiani e non tecnici dell’annuncio

Tra la fine di ottobre e i primi di dicembre l’équipe diocesana dell’Ufficio catechistico ha completato gli incontri nelle vicarie dell’Arcidiocesi, come ormai prassi consolidata nel tempo.

La scelta di dare la parola ai catechisti e di organizzare dei momenti dedicati all’ascolto e al racconto si è rivelata fruttuosa: troppo spesso, infatti, gli impegni non ci permettono di gustare spazi di condivisione e di incontro fraterno, immersi come siamo nelle cose da fare.

Durante le dodici serate quasi un migliaio di catechisti hanno animato i vari gruppi mostrandosi sempre disponibili all’ascolto reciproco. Anche se il tema proposto è stato unico, ogni momento si è caratterizzato in modo originale e interessante data la presenza di un uditorio sempre diverso e variegato.

A partire dalle parole dell’Arcivescovo “La comunità del Risorto genera e accompagna nella fede” si è proposto un itinerario di ascolto e di approfondimento. Nella prima parte l’attenzione è stata posta al brano tratto dal capitolo 24 dell’evangelista Luca “I discepoli di Emmaus”. Subito dopo tutti i presenti hanno riascoltato alcuni passaggi tratti dalla relazione tenuta da don Gianni Caliandro, rettore del Seminario regionale di Molfetta, durante il convegno catechistico diocesano dello scorso 30 settembre. Il tempo maggiore è stato dedicato al lavoro nei gruppi aventi per oggetto tre tematiche fondamentali: la comunità, generare e accompagnare.

Nei suoi interventi don Lucangelo ha sottolineato che, nel brano dei discepoli di Emmaus, Gesù porta un tratto di tenerezza unica, quasi di maternità: si mette accanto ai due viandanti, li ascolta, li fa lamentare, accoglie il loro dramma, li ammonisce e poi mostra il massimo del suo amore di fronte al fallimento e alla delusione. La tenerezza di Dio che abbiamo sperimentato ci ha messo in cammino, in gioco, per accompagnare il cammino dei fratelli.

Concludendo la serie di incontri don Lucangelo ha ribadito la necessità della formazione per quanti operano nella catechesi, una formazione che diventa il segno della sensibilità e della responsabilità che accompagna il catechista nella sua decisione di fare bene. Non si tratta di acquisire competenze sterili, persino dottrinali, ma essere coinvolti e sensibili nella vita delle persone. Il catechista non si limita a fare “belle cose” ma è in contatto con la comunità e cammina col passo degli altri, anche quando è faticoso. Bisogna avere il coraggio di scegliere la formazione e persino di investire nella formazione. Non è giusto scegliere di non partecipare mai agli appuntamenti dedicati alla formazione, si corre il rischio di perdere il contatto con le finalità più alte della missione del catechista. Il rischio più grande: dimenticarsi di Gesù. Formare, formarsi è il più alto atto di carità che un operatore della catechesi può compiere.

Tra quanti hanno collaborato per la realizzazione degli incontri, alcuni hanno voluto comunicare le loro impressioni e risonanze. Luca Russo ha riferito che, quella dei laboratori con piccoli gruppi, è stata un’esperienza molto edificante: significative le testimonianze delle catechiste del rione Tamburi di Taranto che hanno raccontato delle buone pratiche, della bellezza dell’incontro “sulla strada” come i discepoli di Emmaus, le visite nelle case e gli incontri nelle tende allestite agli angoli del quartiere. Teresa Di Mitri ha ricordato una delle metafore utilizzate per raccontare il tema delle serate: saper costruire comunità come artigiani e non come tecnici. Il tecnico ha ben chiaro il progetto, fatto di tanti calcoli, l’imprevisto provoca nervosismo perché lo costringe a rimodulare il progetto. L’artigiano invece conosce bene la materia che ha di fronte e nel suo cuore già vede il prodotto definito nella sua unicità. Marcella Scarciglia ha sottolineato come generare e accompagnare sono due movimenti che scaturiscono dall’incontro col Risorto. Nelle nostre comunità i catechisti colgono sia la difficoltà che la bellezza di questa fatica e sanno che da soli non possono tracciare nuovi percorsi.

Dopo questa prima e intensa fase dell’anno pastorale è possibile affermare che il compito della catechesi richiede a tutti di esercitarsi in quella che Papa Francesco, in Evangelii gaudium 169, chiama “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana.

Nelle prossime settimane l’équipe dell’Ufficio proporrà altre occasioni di incontro. Quasi in chiusura di anno, lunedì 30 dicembre, i catechisti vivranno un pellegrinaggio nella città natale di don Tonino Bello. A gennaio le tre giornate dedicato allo studio biblico, appuntamento in genere molto atteso.

È in corso di elaborazione, inoltre, una proposta per curare quanti accompagnano gli adulti alla riscoperta della fede. Consultando la pagina del nostro sito catechesi.diocesi.taranto.it saranno disponibili tutte le informazioni.

Paolo Simonetti